mercoledì 10 giugno 2015

Cattive novità: il Pd boccia il Piano Tutino

Nella direzione provinciale del Pd di Reggio Emilia convocata ieri sera si sono detti tutti d’accordo su un principio: che la gestione di un bene prezioso come l’acqua a Reggio Emilia torni in mani interamente pubbliche. Perché questo significherebbe dare concreta attuazione al volere della stragrande maggioranza dei cittadini che in tal senso si espressero nel referendum di quattro anni fa. Ma – ed ecco il mamesso nero su bianco nel documento approvato dalla direzione (che riunisce una sessantina di persone, molte delle quali sindaci e amministratori comunali) – è impraticabile la strada che prevede di scorporare il servizio idrico ora in capo a Iren e di affidarlo a una società partecipata dagli enti locali reggiani, così come indicato nello studio di fattibilità sostenuto, tra gli altri, dall’assessore comunale di Reggio Mirko Tutino. Impraticabile 

Primo, perché è una strada troppo costosa: un’operazione del genere richiederebbe un impegno non inferiore ai 230 milioni di euro, tra indennizzi a Iren, investimenti e interessi da pagare alle banche che anticiperebbero la somma necessaria per l’avvio della società pubblica.
Secondo, perché è una strada troppo rischiosa per i bilanci dei Comuni. La direzione Pd ricorda i paletti fissati dalla Legge di Stabilità 2015: secondo la norma, nel caso in cui enti pubblici affidino un servizio a una società da loro interamente controllata, gli stessi enti proprietari sono tenuti ad accantonare una somma (pro quota) pari all’impegno finanziario previsto per il triennio e ad esporre nei propri bilanci (sempre pro quota) i debiti contratti dalla società pubblica.
“I numeri messi in evidenza nello studio di fattibilità intrecciati con questo contesto normativo nazionale – dicono dal Pd – mettono potenzialmente a repentaglio l’equilibrio economico-finanziario di numerosi Comuni. Un blocco simultaneo di diversi enti avrebbe conseguenze sociali e sui servizi inimmaginabile. È necessario individuare un’altra soluzione tecnica, che garantisca a Reggio Emilia il più possibile il controllo della ‘sua’ acqua, del suo costo, della sua gestione”.
“Abbiamo l’obiettivo di garantire la qualità dell’eredità che ci è stata consegnata e i posti di lavoro – ha sottolineato ieri sera il segretario del Pd Andrea Costa – e se oggi sposassimo la soluzione prospettata dai consulenti rischieremmo di non garantire quel tipo di qualità. Dobbiamo mettere in campo un lavoro collettivo che ci aiuti a costruire una strada alternativa a quella che ci è stata prospettata. Ci sono altre strade percorribili e altre possibilità che partano da questi presupposti: sull’acqua non va fatta speculazione finanziaria, è un bene che appartiene ai cittadini. Non siamo alla tappa finale di questo percorso ma neanche troppo lontani’.
La bocciatura del progetto è stata accolta con pragmatismo dal suo principale sostenitore, l’assessore comunale del capoluogo Mirko Tutino. “Il mio compito – dice oggi – è stato quello di rassegnare una proposta a chi ha la responsabilità delle decisioni. Tocca ai sindaci l’ultima parola su un tema che avrà rilevanza per i prossimi 30 anni. Vorrei comunque – aggiunge Tutino – che fosse attuata la posizione espressa ieri dalla Direzione del Pd, per quanto sia stato tra coloro che non l’hanno condivisa”.
Più arrabbiata la reazione degli attivisti del comitato provincialeAcqua bene comune, secondo i quali “non è accettabile che il percorso di ripubblicizzazione durato quasi quattro anni sia stato bloccato all’ultimo momento”.  Il comitato annuncia una mobilitazione per sabato pomeriggio, in città, in occasione del quarto anniversario del referendum sull’acqua pubblica.

di Livio Ramolini

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