Un attacco all’ambiente senza
precedenti e definitivo: è il cosiddetto Decreto “Sblocca Italia” varato dal
Governo Renzi il 13 settembre scorso. Un provvedimento che condanna il Belpaese
all’arretratezza di un’economia basata sul consumo intensivo di risorse non
rinnovabili e concentrata in poche mani. È un vero e proprio assalto finale
delle trivelle al mare che fa vivere milioni di persone con il turismo; alle
colline dove l’agricoltura di qualità produce vino e olio venduti in tutto il
mondo; addirittura alle montagne e ai paesaggi sopravvissuti a decenni di uso
dissennato del territorio. Basti pensare che il Governo Renzi rilancia le
attività petrolifere addirittura nel Golfo di Napoli e in quello di Salerno tra
Ischia, Capri, Sorrento, Amalfi e la costiera Cilentana, dell'omonimo Parco
Nazionale".
Si arriva al paradosso che le
produzioni agricole di qualità, il nostro paesaggio e i tanti impianti e
lavorazioni che non provocano inquinamento, compresi quelli per la produzione
energetica da fonti rinnovabili quando realizzati in maniera responsabile e
senza ulteriore consumo di territorio, non sono attività strategiche a norma di
legge. Lo sono, invece, i pozzi e l'economia del petrolio che, oltre a costituire
fonti di profitto per poche multinazionali, sono causa dei cambiamenti
climatici e di un pesante inquinamento.
Mentre il mondo intero sta
cercando di affrancarsi da produzioni inquinanti, il Governo Renzi per i
prossimi decenni intende avviare la nostra terra su un binario morto
dell’economia. Eppure l’industria petrolifera non ha portato alcun vantaggio ai
cittadini ma ha costituito solo un aggravamento delle condizioni sociali ed
ambientali rispetto ad altre iniziative legate ad un’economia diffusa e meno
invasiva.
Nel Decreto la gestione dei
rifiuti è affidata alle ciminiere degli inceneritori, mentre l’Italia dovrebbe
puntare sulla necessaria riduzione dei rifiuti e all'economia del riciclo e del
riutilizzo delle risorse. Tanti comuni italiani hanno raggiunto percentuali del
70-80% di raccolta differenziata coinvolgendo intere comunità di cittadini.
Bruciare i rifiuti significa non solo immettere nell’ambiente pericolosissimi
inquinanti producendo ceneri dannose alla salute e all’ambiente ma trasforma in
un grande affare, concentrato in poche mani, quello che potrebbe essere una
risorsa economica per molti.
Le grandi opere con il loro
insano e corrotto “ciclo del cemento” continuano ad essere il mantra per questo
tipo di “sviluppo” mentre interi territori aspettano da anni il risanamento
ambientale. Chi ha inquinato deve pagare. Servono però bonifiche reali, non
affidate agli stessi inquinatori e realizzate con metodi ancora più inquinanti;
l'esatto opposto delle recenti norme con cui si cerca di mettere la polvere
tossica sotto al tappeto. Addirittura il “sistema Mose” diventa la regola, con
commissari e “general contractor” che gestiranno grandi aree urbane in tutto il
Paese, partendo da Bagnoli.
Questo Decreto anticipa nei
fatti le peggiori previsioni della modifica della Costituzione accentrando il
potere in poche mani ed escludendo le comunità locali da qualsiasi forma di
partecipazione alla gestione del loro territorio.
Il provvedimento si configura
come un primo passaggio propedeutico alla piena realizzazione del piano
complessivo di privatizzazione e finanziarizzazione dell'acqua e dei beni
comuni che il Governo sembra voler definire compiutamente con la legge di
stabilità.
Riteniamo che il Parlamento
debba far decadere le norme di questo Decreto chiarendo che le vere risorse
strategiche del nostro paese sono il nostro sistema agro-ambientale con forme
di economia diffusa, dal turismo consapevole all’agricoltura, dalle rinnovabili
diffuse alle filiere del riciclo e del riutilizzo.
Contrastare questo Decreto è
un impegno affinché la bellezza del paese non sfiorisca definitivamente
sacrificata sull’altare degli interessi di pochi petrolieri, cementificatori e
affaristi dei rifiuti e delle bonifiche.
Cosa possiamo fare da
cittadini, comitati o associazioni?
inviare un'email “blocca lo
“sblocca-italia” ai parlamentari, e andare all'evento FaceBook del presidio
“Blocca lo sblocca Italia”,
https://www.facebook.com/events/362293050598523/
Per adesioni di
organizzazioni e informazioni: nosbloccaitalia@gmail.com