3 giugno 2011 Referendum. Vado a votare e dico sì all'acqua pubblica, dico sì per bloccare il nucleare di Scajola e Romani, dico sì perché non voglio legittimi impedimenti. Dico no al quesito sulla remunerazione dell'investimento: è una norma del governo Prodi nel 1996, ministro Di Pietro. Senza questa norma si bloccherebbero gli investimenti per acqua e depurazione. Tre sì e un no. https://www.facebook.com/matteorenziufficiale/posts/10150196024489915
domenica 21 settembre 2014
venerdì 5 settembre 2014
RENZI PEGGIO DI BERLUSCONI: BENI COMUNI QUOTATI IN BORSA
Renzi peggio di Berlusconi. Se
quest’ultimo, non più tardi di due mesi dalla straordinaria vittoria
referendaria sull’ acqua del giugno 2011, aveva provato s rimettere in campo
l’obbligatorietà della privatizzazione dei
servizi pubblici locali (bocciata l’anno successivo dalla Corte Costituzionale),
Renzi con il “pacchetto 12” contenuto nello “Sblocca Italia” fa
molto di più.
Questa volta non si parla “solo” di
privatizzazione, bensì di obbligo alla quotazione in Borsa: entro
un anno dall’entrata in vigore della legge, gli enti locali che gestiscono il
trasporto pubblico locale o il servizio rifiuti dovranno collocare in Borsa o
direttamente il 60%, oppure una quota ridotta, a patto che privatizzino la parte
eccedente fino alla cessione del 49,9%.
Se non accetteranno il diktat, entro un anno
dovranno mettere a gara la gestione dei servizi; se soccomberanno otterranno un
prolungamento della concessione di ben 22 anni e 6 mesi!
Come già Berlusconi, anche Renzi si mette
la foglia di fico di non nominare l’acqua fra i
servizi da consegnare ai capitali finanziari; ma, a parte il fatto che il
referendum non riguardava solo l’acqua, bensì tutti i servizi pubblici locali, è
evidente l’effetto domino del provvedimento, sia sulle società multiutility che
già oggi gestiscono più servizi (acqua compresa), sia su tutti gli enti locali
che verrebbero inevitabilmente spinti a privatizzare tutto, anche per poter
usufruire delle somme derivanti dalla cessione di quote, che il Governo pensa
bene di sottrarre alle tenaglie del patto di stabilità.
Nel pieno della crisi sistemica, ecco dunque il
cambio di verso dello scattante premier: non più l’obsoleta
privatizzazione dei servizi pubblici locali, bensì la loro diretta consegna agli
interessi dei grandi capitali finanziari, che da tempo attendono
di poter avviare un nuovo ciclo di accumulazione, attraverso “mercati” redditizi
e sicuri (si può vivere senza beni essenziali?) e gestiti in condizione di
monopolio assoluto (per un solo territorio vi è un solo acquedotto, un solo
servizio rifiuti).
Da queste norme, traspare in tutta evidenza l’idea
non tanto dell’eliminazione del “pubblico” –quello è bene che rimanga,
altrimenti chi potrebbe organizzare il controllo sociale autoritario delle
comunità?- bensì della sua trasformazione da erogatore di servizi e garante di
diritti, con un’eminente funzione pubblica e sociale, in veicolo per
l’espansione della sfera d’influenza degli interessi finanziari sulla
società.
Naturalmente, è ancora una volta la Cassa Depositi
e Prestiti ad essere utilizzata per questo enorme disegno di espropriazione dei
beni comuni: come già per la dismissione del patrimonio pubblico degli enti
locali, è già allo studio un apposito fondo per finanziare anche la
privatizzazione dei servizi pubblici locali.
Emerge, oggi più che mai, la necessità di una
nuova, ampia e inclusiva mobilitazione sociale, che deve assumere la
riappropriazione della funzione pubblica e sociale dell’ente locale come
obiettivo di tutti i movimenti in lotta per l’acqua e i beni comuni, e di una
nuova finanza pubblica e sociale, a partire dalla socializzazione di Cassa
Depositi e Prestiti.
E, poiché il
disegno di espropriazione dei servizi pubblici locali viene portato avanti con
il pieno consenso dell'Anci, espresso a più riprese dal suo Presidente Piero
Fassino, una domanda sorge spontanea: non è il momento per i molti Sindaci che
ancora non hanno abdicato al proprio ruolo di primi garanti della democrazia di
prossimità per le comunità locali, di iniziare a ragionare su un'aggregazione
alternativa degli enti locali, fuori e contro un Anci al servizio dei poteri
forti?
Marco Bersani (Attac
Italia)
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