ACQUA: a chi preme difendere gli interessi di Iren?
Abbiamo appreso da Libertà
che è stato presentato all'assemblea dei sindaci convocata dal prof. Trespidi
il progetto di fattibilità per l'affidamento del servizio idrico integrato e
del servizio rifiuti ad una società mista pubblico-privata, nella quale la
partecipazione azionaria del socio privato sarebbe del 65%, e quella dei comuni
del 35%.
Incredibile!
Dopo le ripetute promesse e
garanzie di una maggioranza “qualificata” da riservare agli enti locali per
dare loro la possibilità di determinare la linea strategica dei servizi, questa
è la conclusione. E la richiesta di portare all'attenzione dei sindaci anche un
progetto di fattibilità dettagliato sulla ripubblicizzazione del servizio
idrico condotto da uno studio veramente indipendente (richiesta avanzata da 23
amministratori locali, dallo stesso PD in consiglio comunale a Piacenza, dal
Comitato Acqua Bene Comune) che fine ha fatto?
Carta straccia!
Insomma si vuole difendere a
tutti i costi gli interessi di Iren (società di diritto privato, a
partecipazione pubblica ma a gestione completamente privatistica) o di una sua
qualunque partecipata, e si vuole a tutti i costi affidare al privato (Iren, o
Mediterranea delle Acque o chi per esse) la gestione dei rifiuti e dell'acqua,
bene comune essenziale alla sopravvivenza di ogni essere vivente.
Ma, oltre a ricordare per
l'ennesima volta ai sindaci che decideranno questa ignobile frode, che la
maggioranza assoluta degli elettori italiani e piacentini ha votato nel Referendum
del 2011 a favore di una gestione pubblica dell'acqua, fuori da ogni logica
di profitto e di mercato, vogliamo ricordare anche che una gestione
completamente pubblica dell'acqua e dei rifiuti è assolutamente possibile,
perchè:
·
la normativa
europea, alla quale anche l'Italia è assoggettata, prevede la possibilità
dell'affidamento dei servizi “in house” (cioè direttamente) ad una azienda
completamente pubblica (azienda speciale o spa pubblica) che sia soggetta al
“controllo analogo” da parte degli enti locali proprietari;
·
esistono in
Italia numerosi esempi di aziende completamente pubbliche (spa) affidatarie “in
house” del servizio idrico che hanno bilanci attivi e presentano una elevata
efficienza del servizio in termini di perdite di rete e di servizi offerti
alla clientela: a Lodi, a Fidenza, a Gorizia, a Imperia, a Vicenza, a Verona, a
Milano, a Massa Carrara, a Lucca, a Pistoia, ecc. ecc.;
·
esiste in Italia
almeno un altro esempio di azienda speciale affidataria in house del servizio
idrico integrato, la “Acqua Bene Comune” di Napoli, già Arin Spa, che
presenta bilanci costantemente in attivo;
·
è falso che
dovrebbero essere i comuni a sborsare il cospicuo indenizzo ad Iren per il
subentro nel servizio da parte di una azienda pubblica di loro proprietà
(80-110 milioni): tale indenizzo dovrà essere sborsato dalla azienda
pubblica tramite l'apertura di una opportuna linea di credito con istituti
bancari o con Cassa Depositi e Prestiti; d'altra parte, di cosa si indennizza
Iren? Dei costi non ancora ammortizzati sostenuti per costruire infrastrutture
di proprietà comunale (se non conferite a società pubbliche, come i consorzi
per i 6 comuni della Val d'Arda o PC Infrastrutture Spa per il comune
capoluogo) ed inalienabili: tali costi rimangono sempre in capo al
proprietario;
·
ognuna delle
aziende completamente pubbliche di cui sopra ha aperto proprie linee di
credito con istituti bancari, per attivare gli investimenti, spesso per
milioni o decine di milioni di €, restituendo i mutui senza pesare sui bilanci
dei comuni proprietari e mantenendo attivo il proprio bilancio economico;
·
il personale
della nuova azienda pubblica verrebbe trasferito da Iren tramite
opportuni accordi sindacali, mentre la spesa per il personale della azienda non
farebbe superare il 50% delle spese correnti proprie e dei comuni proprietari,
escludendo così il vincolo del patto di stabilità sulle assunzioni;
·
l'affidamento “in
house” dei servizi ad una azienda pubblica sottoporrebbe infine l'azienda al “controllo
analogo” da parte dei comuni proprietari, e cioè ad un controllo di tutti i
consigli comunali su tutti gli atti amministrativi, i bilanci, le decisioni, la
politica di servizio, ecc., cosa che non potrà mai avvenire per una società
mista, né tanto meno per una società con il 35% di partecipazione pubblica!
Per questo chiediamo ai
nostri sindaci: siate coerenti con il voto del Referendum del 2011, optate per
l'affidamento “in house” del servizio idrico integrato e dei rifiuti ad una
nuova azienda speciale o ad una spa pubblica, di vostra proprietà; rispettate
la volontà dei cittadini, il diritto alla partecipazione e il diritto di tutti
a godere di un bene essenziale alla sopravvivenza, l'acqua!
Il Comitato Acqua Bene Comune di Piacenza
Il Comitato Acqua Pubblica della Val d'Arda