NUOVI
SCENARI PER L’ AFFIDAMENTO DEL SERVIZIO IDRICO INTEGRATO:
RIFLESSIONI
DEL COMITATO ACQUA
BENE COMUNE PIACENZA.
Si prospetta finalmente l'avvio di un tavolo tecnico partecipato,
a livello provinciale, per decidere insieme ai Sindaci in merito alla futura
gestione del Servizio Idrico Integrato di Piacenza e Provincia.
La rottura dei 47 Sindaci
della provincia con l'attuale gestore del
servizio idrico Iren SpA è avvenuta lo scorso 14 marzo durante la
riunione del Consiglio Locale di ATERSIR,
con la votazione all'unanimità di
proseguire in una azione legale nei confronti di Iren a causa delle sue
inadempienze e del mancato investimento di 13 milioni di euro.
All'inizio dell'assemblea ci è stata data l'opportunità di leggere
un documento nel quale abbiamo espresso ai sindaci l'urgenza del rispetto
del risultato referendario chiedendo che la gestione dell’acqua venga
affidata a un Ente di Diritto Pubblico senza scopo di lucro (ad
esempio una azienda speciale consortile che operi a livello provinciale o
di bacino idrico), percorso che altre realtà in Italia hanno già
intrapreso, come Reggio Emilia, Napoli, Torino.
Alla fine dell'assemblea i sindaci hanno votato per la creazione di un tavolo tecnico che valuterà varie ipotesi di gestione, aprendo alla partecipazione di un rappresentante del Comitato Acqua Bene Comune di Piacenza. Auspichiamo che questo tavolo possa essere un luogo dove tutti portatori di interesse siano rappresentati (associazioni ambientaliste e dei consumatori, lavoratori e sindacati del settore..), con una attenzione particolare alle persone e alle professionalità che hanno gestito e lavorato all’ interno delle Società che negli anni hanno gestito il Servizio Idrico Integrato; senza il loro apporto ci troveremo ad affrontare un nuovo percorso senza gli artefici del servizio idrico piacentino.
La
scelta dei Sindaci di valutare un ritorno ad una gestione pubblica sembra
essere dettata soprattutto dalle inadempienze e dalle criticità della gestione
Iren, mentre si continua a dare scarsa attenzione ai principi sanciti
dall’esito referendario.
Nonostante
la decisione di sospendere le procedure di gara, alcuni sindaci continuano infatti
a parlare di reperire capitali da soci privati. Questo è in palese contrasto
con quanto sancito dal 2° quesito referendario, che ha eliminato i profitti
dalla gestione dell'acqua.
Occorre
invece dar seguito al referendum creando una società interamente pubblica che
possa avere accesso al credito direttamente dalle banche, in attesa che vengano
previste anche nuove forme di finanziamento ricorrendo ad un nuovo ruolo della
finanza pubblica ed in parte alla fiscalità generale.
Riteniamo
quindi necessario creare insieme un
nuovo modello di gestione pubblica trasparente,
partecipata dai cittadini, e libera dalle logiche del profitto.
Si tratta di battersi insieme partendo dai territori locali, unendo
amministratori, cittadini, associazioni, lavoratori :
- contro i
vincoli monetaristi europei – Fiscal Compact e pareggio di bilancio/Patto di
Stabilità e Crescita 2012-2014 – approvati dal precedente Parlamento, che
renderanno perpetue le politiche di austerità.
- per ridiscutere il ruolo
della Cassa Depositi e Prestiti, da restituire all’originaria funzione
pubblica, affinché metta a disposizione le risorse per l’effettiva
realizzazione del processo di ripubblicizzazione dell’acqua e del servizio
idrico integrato;
- per non dare corso ad alcun tentativo di
assoggettamento al patto di stabilità delle aziende speciali e “in house”, e
per porre in essere un provvedimento volto all’esclusione dal patto di
stabilità di tutti gli investimenti finalizzati alla realizzazione dei servizi
essenziali alla comunità e riconducibili alle categorie dei beni comuni e del
welfare locale;
- per la ripresentazione ed approvazione
della legge d’iniziativa popolare per la ripubblicizzazione dell’acqua e del Servizio
Idrico Integrato, presentata nel 2007 con oltre 400.000 firme, ed oggi
legittimata dal voto referendario di oltre 27 milioni di cittadini;
- per l’immediata censura del nuovo metodo
tariffario e della stessa AEEG, in quanto l'azione di tale Authority e il
provvedimento da essa adottato si pongono in diretto contrasto con l’esito
referendario, per cui chiediamo l'immediato ritiro della delibera e delle
competenze attribuite all'Autorità stessa;
- per restituire ai
cittadini la quota di "remunerazione del capitale investito"
abrogata dal referendum ma ancora inserita in bolletta dal gestore e
sulla cui illegittimità di riscossione si è espressa sia la Corte
Costituzionale che il Consiglio di Stato.
D’altra
parte anche i nuovi scenari politici hanno evidenziato il desiderio e la
speranza di un forte rinnovamento della democrazia e delle sue
forme, e una crescente domanda di partecipazione per la riappropriazione
sociale dei beni comuni e della ricchezza sociale, per costruire un altro
modello produttivo, ecologicamente e socialmente orientato.
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