martedì 19 marzo 2013

Pensieri...e parole

NUOVI  SCENARI  PER  L’ AFFIDAMENTO DEL  SERVIZIO IDRICO INTEGRATO:
RIFLESSIONI   DEL  COMITATO  ACQUA  BENE  COMUNE  PIACENZA.


Si prospetta finalmente l'avvio di un tavolo tecnico partecipato, a livello provinciale, per decidere insieme ai Sindaci in merito alla futura gestione del Servizio Idrico Integrato di Piacenza e Provincia.
La rottura dei  47  Sindaci della provincia con l'attuale gestore del  servizio idrico Iren SpA è avvenuta lo scorso 14 marzo durante la riunione del Consiglio Locale di ATERSIR,  con  la votazione all'unanimità di proseguire in una azione legale nei confronti di Iren a causa delle sue inadempienze e del mancato investimento di 13 milioni di euro.  
All'inizio dell'assemblea ci è stata data l'opportunità di leggere un documento nel quale abbiamo espresso ai sindaci  l'urgenza del rispetto del risultato referendario chiedendo che la gestione dell’acqua venga  affidata a un Ente di Diritto Pubblico senza scopo di lucro (ad esempio una azienda speciale consortile che operi a livello provinciale o di bacino idrico), percorso che altre realtà in Italia hanno già intrapreso, come Reggio Emilia, Napoli, Torino.

Alla fine dell'assemblea i sindaci hanno votato per la creazione di un tavolo tecnico che valuterà varie ipotesi di gestione, aprendo alla partecipazione di un rappresentante del Comitato Acqua Bene Comune di Piacenza. Auspichiamo che questo tavolo possa essere un luogo dove tutti portatori di interesse siano rappresentati (associazioni ambientaliste e dei consumatori, lavoratori e sindacati del settore..), con una attenzione particolare alle persone e alle professionalità che hanno gestito e lavorato all’ interno delle Società che negli anni hanno gestito il Servizio Idrico Integrato; senza il loro apporto ci troveremo ad affrontare un nuovo percorso senza gli artefici del servizio idrico piacentino.  

La scelta dei Sindaci di valutare un ritorno ad una gestione pubblica sembra essere dettata soprattutto dalle inadempienze e dalle criticità della gestione Iren, mentre si continua a dare scarsa attenzione ai principi sanciti dall’esito referendario.
Nonostante la decisione di sospendere le procedure di gara, alcuni sindaci continuano infatti a parlare di reperire capitali da soci privati. Questo è in palese contrasto con quanto sancito dal 2° quesito referendario, che ha eliminato i profitti dalla gestione dell'acqua.
Occorre invece dar seguito al referendum creando una società interamente pubblica che possa avere accesso al credito direttamente dalle banche, in attesa che vengano previste anche nuove forme di finanziamento ricorrendo ad un nuovo ruolo della finanza pubblica ed in parte alla fiscalità generale.
Riteniamo quindi  necessario creare insieme un nuovo modello di gestione pubblica trasparente,  partecipata dai cittadini, e libera dalle logiche del profitto.

Si tratta di battersi insieme partendo dai territori locali, unendo amministratori, cittadini, associazioni, lavoratori :
-    contro  i vincoli monetaristi europei – Fiscal Compact e pareggio di bilancio/Patto di Stabilità e Crescita 2012-2014 – approvati dal precedente Parlamento, che renderanno perpetue le politiche di austerità.
-    per  ridiscutere il  ruolo della Cassa Depositi e Prestiti, da restituire all’originaria funzione pubblica, affinché metta a disposizione le risorse per l’effettiva realizzazione del processo di ripubblicizzazione dell’acqua e del servizio idrico integrato;
-   per non dare corso ad alcun tentativo di assoggettamento al patto di stabilità delle aziende speciali e “in house”, e per porre in essere un provvedimento volto all’esclusione dal patto di stabilità di tutti gli investimenti finalizzati alla realizzazione dei servizi essenziali alla comunità e riconducibili alle categorie dei beni comuni e del welfare locale;
-    per la  ripresentazione ed approvazione della legge d’iniziativa popolare per la ripubblicizzazione dell’acqua e del Servizio Idrico Integrato, presentata nel 2007 con oltre 400.000 firme, ed oggi legittimata dal voto referendario di oltre 27 milioni di cittadini;
 -   per l’immediata censura del nuovo metodo tariffario e della stessa AEEG, in quanto l'azione di tale Authority e il provvedimento da essa adottato si pongono in diretto contrasto con l’esito referendario, per cui chiediamo l'immediato ritiro della delibera e delle competenze attribuite all'Autorità stessa;
-  per restituire ai cittadini  la quota di "remunerazione del capitale investito" abrogata dal referendum ma ancora  inserita in bolletta dal gestore e sulla cui illegittimità di riscossione  si è espressa sia la Corte Costituzionale che il Consiglio di Stato.

D’altra parte anche i nuovi scenari politici hanno evidenziato il desiderio e la speranza di un  forte rinnovamento della democrazia e delle sue forme, e una crescente domanda di partecipazione per la riappropriazione sociale dei beni comuni e della ricchezza sociale, per costruire un altro modello produttivo, ecologicamente e socialmente orientato. 

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